Un arco nel deserto

Foto: Pubblico dominio

L’arco dei Fileni è un monumento di epoca fascista che si erge nel mezzo del deserto libico. Fu inaugurato il 16 marzo 1937 per desiderio di Italo Balbo, il governatore della Libia – colonia italiana fin dai tempi dell’impresa giolittiana del 1911, ma ufficialmente unificata solo a partire dagli anni trenta. Lo scopo della sua costruzione era la celebrazione della potenza coloniale italiana, come testimoniato dalla scritta incisa sul marmo, tratta da un carme del poeta latino Orazio: «Alme Sol, possis nihil urbe Roma visere maius» («O almo Sole, possa tu non vedere al mondo nulla maggiore di Roma»). Il monumento, tuttavia, omaggiava in parte anche la storia locale, per quanto sempre in chiave romana: la dedica ai Fileni, infatti, richiamava una storia cartaginese narrata da Sallustio nel suo Bellum Iugurthinum. I fratelli Fileni furono i due uomini prescelti da Cartagine per appianare una disputa territoriale con i greci della vicina Cirenaica, attraverso una gara podistica: due corridori sarebbero partiti dalle rispettive città, e il punto in cui si fossero incontrati sarebbe stato il nuovo confine. Quando i Fileni raggiunsero quasi la città di Cirene, furono accusati di aver barato, partendo in anticipo; per dimostrare la propria buona fede, i due corridori accettarono di essere sepolti vivi nel luogo dell’incontro, che da quel momento divenne il confine di Cartagine. L'arco fu smantellato nel 1973 dal dittatore Mu'ammar Ghaddafi, in quanto simbolo dell'assoggettamento coloniale del Paese.

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